L'8 e il 9 novembre 1987
l'Italia disse no alla energia atomica. Erano gli anni di
Chernobyl e della corsa agli armamenti. Oggi tra costi
del petrolio, gas serra e mutamenti
climatici sono in molti a sostenere che quel rifiuto fu
un lusso che non ci potremmo più permettere.
Oggi,
sebbene il solare sia diventato più economico, la ricerca di
nuovi materiali o l'avanzamento di tecnologie di produzione
potrebbe renderlo ancora più conveniente. Sarebbero anche
necessarie tecnologie nuove per immagazzinare l'energia, in modo
che quella prodotta dall'eolico e solare venga utilizzata anche
nelle fredde sere d'inverno, quando cioè la domanda di energia
raggiunge il suo picco.
Secondo L'Economist, varrebbe la pena anche ripensare
all'energia nucleare che, nonostante i timori sui pericoli e i
costi, sembra un'opzione irrinunciabile per le civiltà future.
Hanno decisamente iniziato a percorrere la strada del nucleare
quasi tutte le nazioni produttrici di petrolio e gas naturale
del medio oriente (Turchia, Egitto, Iran, Arabia Saudita) anche
per diversificare le proprie fonti di energia. I due colossi
orientali, la Cina e India, hanno programmato da tempo la
costruzione di decine di impianti nucleari.
Impianti nucleari nel mondo
[11/2015]
Le quattro centrali nucleari italiane disattivate dopo il
referendum del 1987
Le centrali erano originariamente destinate
alla produzione di energia elettrica. Gli impianti sono
stati fermati dall'esito del referendum del 1987, tramite il
quale gli italiani hanno votato contro l'uso del nucleare per
scopi civili.
Tutti gli impianti sono sotto gestione ENEL.
L'Italia, insieme al Portogallo, Grecia, Austria,
Polonia, Danimarca, Irlanda e Norvegia, non ha impianti
nucleari civili per la produzione di energia elettrica. In
questo settore così vitale per la nostra nazione, siamo
totalmente dipendenti dal petrolio e dal gas naturale acquistato
dall'estero.
• Centrale nucleare di Latina
Il reattore nucleare da 210 MW di
potenza è del tipo GCR. La centrale
venne fermata nel 1986 ed è attualmente disattivata.
In questo sito vi sono circa 900 metri cubi di scorie
radioattive.
• Centrale nucleare di Trino
Vercellese
Il reattore nucleare da 270 MW di
potenza è del tipo PWR. Venne arrestato nel
1987 subito dopo il referendum.
Attualmente vi sono stoccati 780 metri cubi di scorie
radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato (14,3
tonnellate).
•
Centrale nucleare di Caorso
Il reattore nucleare da 860 MW di
potenza è del tipo PWR. Anche questo venne
arrestato nel 1987 subito dopo il referendum.
Vi sono stoccati 1.880 metri cubi di scorie radioattive e
1.032 elementi di combustibile irraggiato (187 tonnellate)
• Centrale nucleare del Garigliano
Il reattore nucleare da 160 MW di
potenza è del tipo BWR. La centrale venne
fermata nel 1978 per problemi di varia natura ed è attualmente
disattivata.
Vi sono stoccati circa 2.200 metri cubi di scorie radioattive.
Depositi di scorie radioattive
In Italia ci sono attualmente no. 3 siti di
stoccaggio scorie radioattive di III categoria (le più
pericolose da stoccare poiché la radioattività permane per
centinaia di migliaia di anni) per un
totale di 235 tonnellate.
Si trovano ben distribuiti nel territorio italiano, uno nel sud
a Trisaia, il secondo nel centro alla Casaccia e il terzo nel
nord a Saluggia.
I rifiuti radioattivi stoccati nei vari
depositi e nelle isole nucleari dismesse ammontano a 90.000
metri cubi.
[05/2009]
I depositi di scorie di II categoria (generalmente di natura
ospedaliera), sono meno pericolose in quanto hanno un tempo di
decadenza radioattiva di poche centinaia di anni.
Via libera allo
smantellamento della centrale di Trino. La Sogin informa che Il
decreto di compatibilità ambientale per il progetto di
smantellamento della centrale nucleare è stato pubblicato il 16
gennaio 2009 e ha raccolto il parere favorevole della Regione
Piemonte, del Ministero dei Beni culturali e della commissione
VIA del Ministero dell'Ambiente. L'autorizzazione finale per lo
smantellamento dell'impianto, che si concluderà nel 2013, è ora
attesa entro il primo semestre dell'anno.
Trino sarà la prima delle quattro centrali nucleari italiane,
disattivate subito dopo l'esito del referendum del 1987, a
essere smantellata. Il materiale radioattivo ancora presente
nell'isola nucleare (circa 2.000 tonnellate), sarà trasferito
all'estero.
[01/2009]
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Tipico impianto nucleare
Argomenti correlati:
Impianti nucleari
in Europa
Marzo 2008
Aggiornamento: 11/2015 |
Un miliardo al giorno. Questo è il
costo pagato per 20 anni dal nostro Paese dal momento che venne deciso
di chiudere la centrale nucleare di Caorso. Un'altro miliardo al giorno
è il costo della chiusura delle centrali di Trino vercellese e di
Latina. Senza contare poi i costi derivanti dalla riconversione di
Montalto di Castro (10.000 miliardi di lire) e dallo smantellamento
complessivo e non ancora
ultimato degli impianti nucleari esistenti.
Il totale porta ad oltre 5,2 miliardi di euro che gravano sulle bollette
elettriche degli italiani per almeno 950 milioni di euro ogni anno, per
non parlare della perdita di commesse industriali e perdita del know how
e di tecnici in un settore così altamente tecnologico.
Sull'onda del referendum del 1987 che pure non chiedeva la chiusura
delle centrali, ma solo di non farne di nuove, il paese
decise di mettere i lucchetti alle nostre centrali con conseguenze che
paghiamo tutt'ora.
Il risultato è che fino allo scorso anno le imprese italiane hanno
pagato 11,66 euro per avere 100 chilowattora, quando quelle inglesi
hanno pagato solo 7,72 euro e quelle francesi, che producono l'80 % di
energia elettrica dal nucleare, appena 5,08 euro.
Paesi europei che avevano programmato una progressiva uscita dal
nucleare, come la Gran Bretagna, la Germania e le verdissime Svezia e
Finlandia, stanno facendo una clamorosa marcia indietro non solo per
ragioni puramente economiche, ma anche ambientali.
Senza Il nucleare sarà infatti impossibile tagliare le emissioni di
anidride carbonica. Lo hanno capito anche molti ambientalisti, tra cui
il fondatore di Greepeace, Patrick Moore, e in Inghilterra, l'autore del
famoso libro "Sei Gradi" sui pericoli dovuti al riscaldamento globale,
Mark Lynas, che proprio a febbraio 2009 ha annunciato il suo pieno
sostegno al piano del governo inglese di rilancio del nucleare.
[03/2009]
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